"Il cinema è in ogni vita "
La prima fila, a eccezione di quattro posti, resta cospicuamente vuota. Studenti e studentesse lavoravano la seconda fila senza troppi problemi. La prima, però, resta un tabù . Non sarà così per molto.
Il docente di oggi è Francesco Della Calce, istituzione della critica cinematografica. Il suo obiettivo è immediatamente chiaro: annullare la diffidenza e l'infondato timore studentesco (che sembra una imprescindibile impostazione di fabbrica) attraverso la passione e l'amore per il cinema, concetti che impregnano ogni sua parola.
Con gentilezza e pacatezza, Della Calce riesce quasi immediatamente a generare una conversazione con gli studenti. Tra una battuta e un aneddoto – modulando sapientemente il linguaggio – trova una chiave informale per coinvolgere e interessare. Lo switch è repentino.
“Come ti chiami?” chiede il docente a studente ogni che esprime la propria opinione. Gli studenti rispondono e si sentono visti, umanizzati.
Questo rapporto di fiducia è fondamentale per convincerli che l'arte (e la loro futura opportunità di espressione) è molto più importante della chiamata del dei social e della distrazione cellulare-centrica.
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Gli studenti riconoscono i Fratelli Lumière e Meliès. Hanno ormai assorbito un po' di storia del cinema, il loro DNA sta mutando.
Li vedi in foto. Poi vedono Meliès interpretato da Ben Kingsely in Hugo Cabret e la parodia dei Lumière firmata Renato Pozzetto in Ragazzo di Campagna .
Il professore Della Calce utilizza il suo registro spontaneo per tracciare una linea trasversale e continua: in fondo, l'ultimissimo e velocissimo social del momento, TikTok – così come tante altre piattaforme – è tremendamente debitore al cinema.
Senza quei vecchissimi e, per certi versi, buffi filmati di cento e più anni fa, la realtà odierna sarebbe completamente diversa. Gli studenti viaggiano, attualizzando il cinema e comprendendone il significato nelle loro vite. Anche quando non se ne accorgono.
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“Che cinema italiano conoscete?” domanda il docente, avvicinando il discorso verso ciò che riguarda gli studenti in maniera più stretta.
Qualcuno nomina La Vita è Bella . È un ragazzo seduto in fondo che viene invitato a Compilare uno dei primi posti.
Spoiler : lo farà.
E inviterà persino alcuni colleghi a restare in silenzio mentre si discute del film, che lui definisce tragico ma con delle venature comiche. A sorpresa, il ragazzo si rivela un appassionato cinefilo.
E non finisce qui. Quando, di vita in vita, si passa a La Dolce Vita , il ragazzo si rivela essere persino un lontano genitore dello stesso Marcello Mastroianni! Come i migliori film, la lezione inizia a sviluppare una simpaticissima sottotrama, che però non allontana il focus degli studenti. Anzi, sono tutti parte integrante del dialogo. Magari a volte ridacchiano, ma le prime file sono ormai piene ei loro occhi sono fissi sulle immagini proiettate.
Un silenzio etereo piomba nell'aula mentre Marcello Mastroianni cammina – con riluttanza prima e poi – nella Fontana di Trevi per raggiungere Anita Ekberg. Non c'è niente da fare: i divi di sessant'anni fa riescono a esercitare lo stesso potere magnetico ancora oggi.
“E perché, a un certo punto, tutto si ferma?” domanda il docente.
Nella celebre scena, infatti, le fontane smettono di sputare la loro interminabile acqua ei fiochi rumori della città spariscono. Tutto sembra immobile.
Una ragazza (sempre dalla prima fila) riesce a distillare una profondità in attesa fidandosi del suo istinto interpretativo.
“Perché sono presi dal momento” dice.
Esatto. Guardare un film, soprattutto un film d'autore, al buio, con lo sguardo fisso, in silenzio, significa essere presi dal momento. E, nel 2022, in un momento storico in cui la società sta volando verso ritmi sempre più frenetici e soglie dell'attenzione sempre più basse, essere “presi” da un momento è raro quanto fondamentale.
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Perché si passa dalle risatine di sottofondo davanti ai film di Meliès all'assoluta e religiosa attenzione davanti al cinema d'autore di Fellini?
L'infinità di risposte che la mente umana è capace di partorire non renderebbe giustizia a ciò che non dev'essere spiegato. Decine di migliaia di menti addette a studi di marketing e sociologici continuano a domandarselo.
È semplicemente la magia del cinema.
E così restano in silenzio davanti a una scena da un capolavoro del neorealismo come Roma Città Aperta e contestualizzano Paolo Sorrentino. I confini spazio-temporali vengono trascesi ed è chiaro che, attraverso la giusta interpretazione, il cinema non ha più età.
Sembra davvero possibile immaginare che gli studenti vedranno il cinema in modo diverso da oggi in poi. Gli strumenti sono tutti nelle loro mani.
Di lezione in lezione, l'importanza dell'arte nelle loro vite e sul loro territorio diventa sempre più evidente.
“La realtà è scadente”. Un concetto che un invisibile Fellini ha tramandato a Sorrentino, e che Francesco Della Calce passa agli studenti: a volte, il cinema può essere usato per guardarsi intorno, uscire fuori dalla realtà e migliorarla, migliorandosi.
Mirko Rauso, scrittore e sceneggiatore