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"Tracce da un incontro di scrittura e recitazione"

 

Usare il corpo e farne un testo, con la voce e l’intenzione: dev’essere un raggiro che superi la realtà. Che sia meglio orientato, più sentito. Ecco il trucco. Ecco cosa vale per ricordare.

«Tu fai Romeo, tu Giulietta. In mezzo, il nulla che prende forma».

L’idea è quella di rendere concreta l’ispirazione, di far vedere la storia. Lo spiegano i ragazzi alle prese con i loro testi, pronti a interpretare quanto di più intimo e forte sia al cuore di uno scritto che sarà soggetto e poi sceneggiatura: dunque questa è la mia storia, raccontano, questo è il dolore che mi ha lasciato e quello che vorrei raccontare, mentre gli occhi si stringono e l’immagine cambia prospettiva.

CI tocca entrare nell’immaginario e renderlo materia, gesti e voce, movimento: questo è il compito di un progetto di cinematografia, che deve fare un passo più vero ancora della distanza da colmare. Dove sei stato tutto questo tempo, qual è il primo pensiero, dove vuoi arrivare?

Ciascuno ha un certo timore, è normale: il sangue fa tremare i polsi. Vuol dire che siamo sulla strada giusta, che le parole contano di più quando si pesano su una superfice viva. Allora questa canzone funziona come un film, e così il profumo dei suoi capelli, la stanza vuota dove abitano gli oggetti ancora vivi di quand’eri un bambino. C’erano i nonni, esattamente come ora che sono morti da anni, c’era il primo amore ancora qui al tuo fianco, e i ragazzini in piedi di notte agli angoli di strada, che parlano a gesti, e le fughe su una sola ruota, e sguardi. C’è la famiglia che è di tutti, e la memoria aperta come una nave, che dal primo abbozzo prende il largo, e le vele debbono essere un telo o una parete dove proiettare le sequenze. La divisione in scene compone la storia, qui ci sono le frasi, le descrizioni e i dialoghi. I ragazzi rispondono, stanno in silenzio, hanno gli occhi esitanti di fronte alla necessità di incidere, di essere eterni per un attimo, con una espressione che prima era una parola o due. Eccoti, ecco ciò che importa, la tua storia.

«È tutto quello che voglio raccontare».

Da un luogo tenuto segreto la storia si apre, diventa immagine e sequenza, articolazione di frames, tono e silenzio. Qui riposa la tradizione più antica del rito dell’uomo: Shakespeare, la creazione, un palco spoglio o un’aula, un pensiero. Che succede dal buio alla platea, dal nulla alle ombre che si muovono e cominciano a parlare, costruendo le cose pezzo per pezzo.

Alfonso Tramontano