*_ Il termine "creatività" deriva dal sanscrito KAR-, una radice che ha il significato di «produrre», «generare», «fabbricare» e dalla base indoeuropea AR che indica l'intenzione di far combattere le parti, mettere insieme in modo opportuno. Sin dalle origini rappresenta, dunque, una forma specifica del “fare”, che genera il nuovo attraverso l'associazione e l'integrazione di parti diverse. Il concetto di creatività è spesso collegato a quello di fantasia che deriva dal latino “phantàsia”, prestito dal greco “phantasía” immaginazione, letteralmente 'apparizione', da “phaínomai” apparire. Dunque, si può dedurre che immaginare o fantasticare siano come delle vere e proprie “apparizioni” che l'individuo è in grado di visualizzare e sviluppare, grazie al complesso ingranaggio che è la mente. Importanti, però, sono anche il metodo e il territorio che insieme alla creatività formano un trio rivoluzionario, riuscendo a creare azioni che, successivamente, si traducono in spazi, anche virtuali. Infatti, negli ultimi anni si è acceso il dibattito intorno al metaverso, termine coniato dallo scrittore Neal Stephenson per descrivere l'ambiente virtuale in cui viveva l'avatar digitale del protagonista del romanzo Snow Crash, uscito nel 1992. Inoltre, non solo i libri ne parlano ma anche la letteratura cinematografica, grazie a Spielberg che ci pone il metaverso come un futuro né troppo lontano né come una realtà distopica, ma come un'opportunità che consentirebbe a tutte le persone di essere di fatto proiettate in un mondo quasi-reale , accessibile semplicemente rimanendo nelle chiuse proprie case, [Nacca Andrea Francesco “ITE V. de Franchis” Classe 5°]
*_ Nella lezione del 18 gennaio è stato trattato dal Prof. Marzo l'argomento della creatività come metodo di trasformazione del territorio.
La creatività, pertanto, è l'esito dell'integrazione tra “poiesis” e “téchne”, tra immagini mentali creative e la fabbricazione di qualcosa di nuovo. In chiave mitologica, sono le due qualità racchiuse nel fuoco creativo rubato da Prometeo agli dèi per donarlo all'umanità, al fine di risvegliarla dall'inconsapevolezza. La poiesis è la qualità irradiante del fuoco con la quale l'uomo illumina le cose del reale, ponendole nelle idee formate dal suo intelletto. La téchne, invece, attiene alla valenza trasformativa del fuoco con cui, egli, forgia quel che ha ideato in artefatti. Poiesis e téchne si confondono non nel significato di arte.
Dalla creatività ricaviamo il metodo.
La parola “metodo” ha origine dal prefisso greco “met”- con cui si indica oltre, al di là” e dal sostantivo “hodós” col significato di strada .
Il “met-hodós”, pertanto, è riferibile a ciascun percorso orientato ad ampliare la conoscenza.
Dalla creatività e il metodo ricaviamo la parola territorio .
L'etimologia di questo termine rimanda a verbi indicanti attività agricole: “lat. terere”, arare, triturare le zolle; “lat. tauritorium”, terreno lavorato dai tori. Nell'etimologia del termine si trovano due elementi costitutivi del senso della territorializzazione:
1) quella legata alle attività primarie che trasformano uno spazio geografico in luogo per l'abitare;
2) quella che in varie accezioni (etologica, geopolitica) connota un'idea di spazio appropriativo, difensivo o escludente. La definizione-nocciolo di territorio che viene data da Magnaghi è: prodotto storico dei processi di coevoluzione di lunga durata fra insediamento umano e ambiente, natura e cultura, e quindi, come esito della trasformazione dell'ambiente ad opera di successivi e stratificati cicli di civiltà”.
Con la creatività, il metodo e il territorio abbiamo una trasformazione in cui vi è la nascita del territorio umano.
È tutto ciò che viene rappresentato con la storia della “Grotta di Chauvet”. La Grotta di Chauvet si trova nei pressi di Vallon-Pont-d'Arc nell'Ardèche, all'interno della regione Rhône-Alpes in Francia. É un sito davvero unico al mondo per la presenza, al suo interno, di un ciclo di pitture rupestri che si stimano essere le più antiche ad oggi conosciute, e che si fa risalire a oltre trentamila anni fa.
La straordinarietà di questa grotta è dovuta non solo a questi ritrovamenti che sarebbero già di per sé un fatto eccezionale; colpiscono soprattutto la varietà e la raffinatezza delle immagini che ritraggono principalmente animali come bisonti, rinoceronti, leoni, mammut e cavalli. Gli animali sono raffigurati in modo molto realistico e presentano un contorno nero molto marcato tracciato con le dita. La parte meglio raffigurata è la testa, mentre gli arti sono poco definiti; nonostante questo le figure riescono a trasmettere l'idea del movimento e della corsa in maniera sublime. Queste opere quindi, esprimono una concezione magica dell'esistenza.L'uomo infatti, non comprendendo i fenomeni della natura, come la pioggia, il lampo o il tuono, raffigura gli elementi che lo manifestano, credendo di poter intervenire sulla realtà.
Nelle Grotte di Chauvet nasce il territorio dell'immaginario ovvero quel territorio composto dall'immaginario collettivo. Molto famosa sono anche le “Grotte di Lascaux”.
Nell'immaginario collettivo la grotta si identifica con la preistoria, specialmente quella più antica. Quindi si parla di una crisi della realtà poiché c'è qualcuno che vuole andare al di là di ciò che vede (METHODOS) poiché l'uomo non vuole essere più simbolico inteso come simbolo (l'Homo Symbolicus) ma diventa razionale (l' homo razionale). Il simbolo, a differenza del semplice segno, non è infatti a disposizione di una soggettività autonoma e irrelata e presuppone piuttosto una storia personale e collettiva nella quale si è inserito in virtù del nostro essere animali corporei e linguistici, collocati in un tempo e in uno spazio. mentre l'HomoSymbolicus è un uomo la cui esperienza è sempre simbolicamente istituita prima ancora che soggettivamente costituita.La grotta viene vista come il riparo dei cacciatori paleolitici dalle intemperie, dal freddo glaciale, dall'assalto delle faune carnivore. Ma in verità la grotta è un mondo complesso, dove sacro e profano convivono, dove gli uomini preistorici conducevano le loro attività quotidiane, ad esempio la fabbricazione dei manufatti, la macellazione delle prede, dove i focolari proteggevano dal clima rigido ma nello stesso tempo costituivano un'occasione di vicinanza e di coesione del gruppo.L'homo razionalis è una specie immaginaria che agisce sempre con uno scopo e logicamente e che ha la capacità di calcolare tutto ciò che è necessario per raggiungere il proprio scopo, mentre l'HomoSymbolicus è un uomo la cui esperienza è sempre simbolicamente istituita prima ancora che soggettivamente costituiti. Il simbolo, a differenza del semplice segno, non è infatti a disposizione di una soggettività autonoma e irrelata e presuppone piuttosto una storia personale e collettiva nella quale si è inserito in virtù del nostro essere animali corporei e linguistici, collocati in un tempo e in uno spazio. mentre l'HomoSymbolicus è un uomo la cui esperienza è sempre simbolicamente istituita prima ancora che soggettivamente costituita. Il simbolo, a differenza del semplice segno, non è infatti a disposizione di una soggettività autonoma e irrelata e presuppone piuttosto una storia personale e collettiva nella quale si è inserito in virtù del nostro essere animali corporei e linguistici, collocati in un tempo e in uno spazio.
Per noi la creatività è fantasia, capacità di liberare la mente ed elaborare cose del tutto nuove, distaccandocisi dalle idee sentite e risentite, così che ogni cosa abbia la propria firma, così che si possa emergere dalla massa a testa alta. È il desiderio di comprendere ed essere compresi, a modo proprio, la volontà di dare alle cose un significato soggettivo. Tutto ciò che non è buono alla prima, ma bisogna metterci la testa e rifletterci, tre, quattro, cinque, sei, venti volte se ce n'è bisogno, ma sicuramente ciò che ne uscirà sarà una piccola perla sola ed unica.
Senza essa il mondo sarebbe 'piatto' e in bianco e nero per tutti, la “creatività”, infatti, CI APPARTIENE. Ogni uomo ha bisogno di essa per esprimere qualcosa di personale situato tra il cuore ed il cervello, portando fuori da sé ciò che si ha dentro in diverse 'forme'.
Così da creare il proprio mondo, con sfumature del tutto nuove. Così che si estingue la noia, la ripetitività e la monotonia.
Quindi abbiamo oltrepassato il territorio delle immagini? Siamo veramente usciti dalla Caverna dell'immaginario? Di cosa è fatta la realtà di oggi?
Le nuove tecnologie del millennio mettono a disposizione sempre più svariati strumenti e servizi per chiunque avesse bisogno di conoscere, scambiare idee, divertirsi, giocare, avere l'esigenza di ridurre le distanze e stabilire contatti con culture e mondi diversi e sempre più velocemente abbiamo a disposizione parecchi modi per comunicare: parlando, scrivendo, lavorando, utilizzando i cellulari, modem, fax, computer, ecc. L'uso sempre più continuo di queste nuove tecnologie ha portato molte persone lontano di una nuova realtà virtuale illusoria e sempre più semplice, basta un click per arrivare ovunque si voglia. E quindi si può parlare anche di “Realtà Virtuale”, un ambiente esclusivamente digitale creato da uno o più computer che simula la realtà effettiva e la ricrea in modo non tangibile e che viene veicolato ai nostri sensi mediante delle consolle che consentono una interazione in tempo reale con tutto ciò che viene prodotto all'interno di un racconto mondo; questo scambio di dati è permesso da dispositivi informatici, per la maggior parte visori per la vista, guanti per il tatto ed auricolari per l'udito, e consentono una immersione completa nella creazione simulazione in modo tridimensionale e dinamico accedendo a tutta una serie preordinata di contenuti che vengono esplorati in modo da costruire un vero e proprio mondo parallelo verosimile, quindi un Metaverso in cui vi è una riproducibilità digitale del territorio; in cui si può parlare di una realtà diminuita o aumentata?
La realtà aumentata è quella di cui probabilmente sentiamo parlare meno, che comprende elementi digitali aggiunti ad una semplice realtà visiva: in sostanza, è molto impiegata nei giochi come Pokemon Go o negli obiettivi Snapchat. Essa consente di sovrapporre un elemento virtuale alla realtà vera e propria, tramite un'estensione come la fotocamera dello smartphone mentre la Realtà diminuita ci permette di eliminare oggetti e persona da una foto scattata con uno smartphone. In questo modo saremo in grado di vedere come sarebbe uno spazio senza un mobile, un quadro o un altro oggetto presente all'interno dell'immagine. Ma in realtà esiste un luogo fuori dal territorio digitale ed è la nostra vera realtà quella che viviamo tutti i giorni e che a causa della realtà virtuale a volte c'è ne dimentichiamo.
Quindi la creatività viene anche intesa come metodo di trasformazione del territorio.
Il concetto di creatività, metodo e territorio si compatta perfettamente all'interno del Mitreo di Santa Maria.
[ Pezzella Giuseppina e Tiziano D'Aniello, ITES LEONARDO DA VINCI CLASSE: 5AT ]
*_ Oggi abbiamo fatto lezione con Pier Luca Marzo, insieme alla sua presentazione power point. Ci ha chiesto cos'è la creatività. La risposta giusta è che essa sarebbe un'immaginazione attiva e che ha bisogno di agire per essere qualcosa di concreto. Ma se mettiamo insieme queste tre parole (creatività, metodo e territorio) che cosa abbiamo come risultato finale? Una trasformazione, poiché la creatività è una trasformazione dell'immagine. La crisi non è una cosa negativa, ma è la radice dell'immaginazione. Ci ha mostrato la caverna di Clauvet, utilizzando il mito della caverna come metafora per farci capire come funziona un cinema. Ma cosa c'entra Platone? C'entra grazie al mito della caverna, dove si presuppone che l'uomo si sia “rinchiuso” in una caverna e guardare delle immagini che si “muovevano” grazie alla luce e ai rumori in sottofondo. Poi, un altro aspetto lo possiamo capire attraverso il film “The Truman Show”. Il celebre film, dove il protagonista è interpretato da James Eugene Carrey (o solo Jim Carrey), che parla di come un uomo scopre che la sua vita era tutta una messa in scena ripresa in televisione 24h su 24 come nel mito di Platone. Io non conosco il film e ora, con questa osservazione, mi ha molto incuriosita. Questo ci fa domandare anche su un particolare molto grande e misterioso. Cos'è la realtà? Noi viviamo attraverso due realtà, Realtà (Caverna 1) e il Meta Verso (Caverna 2). Il professore ci ha mostrato un video apposta su queste due realtà, dove una signora si bugga nel suo meta verso e si ritrova in una realtà triste, finché non ritorna al suo felice meta verso. Il video ci fa capire che ormai noi consideriamo il metaverso una realtà ancora più vera della realtà stessa. Però, possiamo trovare questo equilibrio di queste due caverne solo attraverso i romanzi, poiché noi ci proiettiamo la storia del libro nel nostro cervello. È stata davvero una lezione molto affascinante e il professore era molto simpatico. Ora devo andare, ci vediamo presto caro diario di bordo.
[Francesca Capozzoli, 3I, linguistico ESABAC liceo Amaldi]