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“Creatività come metodo di trasformazione del territorio”

Il quarto giorno del   MitreoFRISKFilmFestival  vede il professor Marzo, abituato a studenti universitari, cambiare registro e usare un eloquio spontaneo e leggero per coinvolgere i ragazzi e le ragazze degli istituti coinvolti nel progetto. Il metodo è sempre lo stesso: domande poste con gentilezza verso la platea, come fiori i cui semi vengono sapientemente piantati con la certezza di un rigoglioso futuro germogliare. Quegli spunti di riflessione, a volte, si trasformano in veri e propri pensieri – leggibili facilmente negli occhi degli studenti che seguono il discorso.

E, perché no, si lasciano andare a qualche chiacchierata sotto voce... sulla creatività! Imprevedibile...

Cos'è la creatività? domanda il professore.

“Fantasia”, “Immaginazione”, “Qualcosa che ci passa improvvisamente per il cervello” si accavallano nel rispondere ad alcuni studenti.

Le definizioni regalate dal professore fanno breccia: “La creatività è un'idea che ha la necessità di uscire dalla testa”.

Le nuove generazioni, figlie di movimenti che hanno aperto gli occhi su importanti questioni ambientali, sociali e d'identità, hanno un rapporto molto stretto con “ciò che è necessario”. Quella definizione li cattura.

“Un'immagine intensamente intensa che ha il bisogno di uscire fuori” continua il professore.

Man mano, diventa evidente come la creatività venga comunemente pensata come qualcosa di artistico; in realtà, spiega il professor Marzo, va vista come qualcosa che nasce maggiormente nei contesti di crisi, nei contesti in cui c'è bisogno di cambiare e/o creare nuove immagini.

Davanti alla mancanza di tutto, la creatività produce qualcosa che non c'è.

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Si ritorna sul territorio, tema fondamentale del MitreoFRISKFilmFestival . Gli studenti sono perfettamente abituati a riflettere su questo concetto – in questo caso, i semi delle lezioni passate si sono già trasformati in fiori colorati.

Sono anche abituati a partecipare, diversamente dagli inizi del progetto. La nebbia della diffidenza si dirada sempre di più.

Qualcuno, addirittura, interrompe la lezione per fare la domanda più difficile mai concepita da uno studente: “Non ho capito, può ripetere?”

Poi prendi appunti. È un'altra piccola vittoria.

C'è sempre spazio per aggiungere concetti. Lo scambio di opinioni trasforma il territorio in un pezzo di spazio che viene delimitato e non è uguale a nessun altro pezzo di spazio. Un pezzo segnato da attività (costruzioni fisiche, eventi naturali) o da altri significati (che possono essere personali, come il luogo in cui si scambia il primo bacio).

Questo concetto viene spiegato passando per le immagini delle Grotte di Lascaux. Dall'esterno appaiono come delle semplici montagne. Al loro interno, invece, si trovano alcune delle prime pitture rupestri, esempi di arte primitiva. 

Il discorso prosegue toccando il mito della Caverna di Platone. 

Gli studenti ne vengono a conoscenza per la prima volta.

Il mito è semplice: le persone che passano la vita intera in una caverna saranno convinte che il loro mondo sia solo quella caverna.

Non sanno che, in realtà, la caverna è controllata da altre persone, padroni del loro destino. 

C'è bisogno di qualcuno che inizi a dubitare della caverna.

C'è bisogno di una crisi che spinga qualcuno a costruire un percorso creativo per liberarsi dalla prigionia. 

Quante storie contemporanee sono basate su questo mito? Molte. Infatti, il professore Marzo mostra scene di film che rispecchiano in pieno il mito della Caverna. Con grande stupore del docente, molti studenti dicono di conoscere il film. Fortuita casualità: anche l'idea della filosofia è stata riscattata.

Platone, The Truman Show e la proiezione di un cortometraggio che parla del rapporto tra mondo reale e sono aumentati collegati dallo stesso concetto: usare la creatività per modificare la propria posizione rispetto alle gabbie che vengono costruite mentre nessuno se ne accorge.

L'alienante cortometraggio, che mostra una donna alle prese con semplici azioni rese complesse dalla necessità di usare un visore per la realtà virtuale, è quasi sconvolgente per gli studenti. Talmente tanto che, davanti alla domanda “realtà aumentata o realtà diminuita?” rispondere all'unanime con “diminuita”.

Si discute di un mondo ideale e del cambiamento dell'umanità legato alla tecnologia. La prima cosa che gli studenti vorrebbero è la libertà di comunicazione totale e senza giudizio – sembra quasi una protesta verso la scuola.

La seconda cosa è non dover usare i social. Quest'affermazione sembra prevedibile dopo aver visto l'ultimo, tremendo cortometraggio, eppure nasconde qualcosa in più. Come spiega il professore, nel corso degli anni, l'uomo è sempre, metaforicamente, intrappolato in una caverna. I social media sono semplicemente l'ultima caverna ad aver preso il sopravvento. Viene fornita una simpatica alternativa alla frenesia neurale e digitale dell'epoca contemporanea: la lettura.

Ed ecco a cosa serve la creatività: gli studenti hanno un territorio (uno spazio e un luogo definito, ovvero la scuola) e utilizzeranno la creatività per uscire dalla loro “caverna” e realizzare i cortometraggi finali del MitreoFRISKFilmFestival . Tutto torna.

Mirko Rauso, scrittore e sceneggiatore